Parole dalla fine

Sto morendo, ho una malattia che non lascia scampo, e’ una malattia cattiva, malvagia, che ferma i movimenti, i muscoli, impedisce gradualmente di camminare, mangiare, respirare, ma permette di pensare, ragionare, organizzare, cosi’ il pensiero parte per fare un sacco di cose, quelle cose che fino a un po di tempo fa facevo tranquillamente ed erano tante, ma quando e’ il momento di muovere l’arto per cominciare sono bloccata, l’arto non si muove o si muove a fatica.

Anche fare un semplice discorso di poche parole diventa una fatica enorme perche’ ciclicamente devo fermarmi per respirare e quando escono dalle mie labbra le parole sono impastate, come un gabbiano che si muove a fatica in una chiazza di petrolio fuoriuscito da una petroliera, un gabbiano che vorrebbe spiccare il volo in cielo ma non può farlo perché le ali, le zampe sono impregnate di qualcosa che lo blocca.

Poi mi rendo conto che quel gabbiano sono io, ogni passo, ogni gesto diventa una scalata impossibile.

Mi piaceva scalare, andavo spesso in montagna, adoravo camminare per sentieri, carraie, l’aria era pura, incontaminata e proprio in montagna mi sono accorta che non potevo piu’ fare quello che facevo prima.

Mentre percorrevo un sentiero sono caduta perché il piede sinistro non è andato davanti al destro e mentre cadevo la mano sinistra non mi ha aiutata a fermarmi per limitare i danni.

Mi sono rialzata a fatica, aiutata da un signore che passava di li e i miei pensieri hanno cominciato a navigare in un mare di lacrime, sapevo che questo momento sarebbe arrivato, sono arrivata in albergo a fatica, mi sono sdraiata sul letto e sono esplosa in un pianto misto di disperazione e incazzatura.

Sono stata travolta da una frana solo che ogni pietra, ogni sasso, non mi ha sotterrata sommergendomi, mi ha invasa dentro e ogni sasso si e’ stabilito in un punto del mio corpo limitandomi in tutto cio’ che vorrei fare, vivere.

L’altro giorno con la mia inseparabile falciatrice ( e’ un deambulatore ma lo chiamo cosi’ per riderci su ) ero in giro per cercare un paio di scarpe, ( sono costretta a indossare scarponcini alti con i fori per fare passare i lacci, questo mi permette di infilare nei fori due stanghette di acciaio che, tramite due elastici fissati alla caviglia con una cinghia, mi permettono di tenere il piede sinistro alto in modo che non mi faccia inciampare quando faccio il passo in avanti ) mi stavo dirigendo al negozio quando mi ha superato una ragazza tutta in tiro, mora, tacco a spillo, pantalone attillato, maglietta nera che scopriva una spalla, un ragazzo che mi stava incrociando si e’ fermato, l’ha osservata nei minimi particolari, poi ha guardato me ma solo per evitarmi.

Una volta anch’io ero guardata, avevo anch’io il mio numero di corteggiatori ed era anche divertente ma non ho mai avuto storie serie e da quando ho scoperto di avere la s.m. e’ un desiderio che ho avuto ancora meno, sapendo come finiro’ non voglio coinvolgere nessuno in una situazione che diventera’ sicuramente pesante e insostenibile, anche l’idea di avere figli non mi sfiora, che avvenire potrei dargli ? crescerebbero vedendo la loro madre sempre piu’ ferma a letto, non potrei abbracciarli perche’ non avrei le forze e non potrei vederli crescere perche me ne andrei prima io, ne sono sicura.