E’ vuota la sedia vicino alla finestra
La giornata inizia con i soliti rituali, mi sveglio, mi lavo, mi pettino e mi faccio accompagnare al tavolo che divido con altre due persone, una e’ gia’ arrivata.
Buongiorno !
Buongiorno a lei !
Ha dormito bene ?
Poco, ho avuto un po di tosse e mi dispiace non aver fatto dormire le mie compagne di stanza
Anch’io non ho dormito bene, oggi lo diro’ al dottore, la signora Giada e’ ancora a letto ?
Non so forse non e’ ancora sveglia.
La sedia e’ vuota, il bicchiere rovesciato e’ ancora li, anche il portatovagliolo col suo nome, il tovagliolo e le posate sono ancora li.
E’ strano, di solito quando arrivo e’ gia’ qui che mangia, si vede che non l’hanno ancora aiutata ad alzarsi, le operatrici sono poche e fanno quello che possono.
Stamattina solo un po di the con un paio di biscotti, la mia vicina non avra’ dormito ma mangia come un bue, si e’ gia’ fatta una decina di biscotti nel latte…
C’e’ piu’ luce sul tavolo, forse perche’ la sedia alla mia sinistra e’ vuota, anche il muro che ho di fronte e’ piu’ luminoso.
Mentre sorseggio il the cerco di ascoltare, col poco udito che mi e’ rimasto, il rumore del rotolare di ruote sul pavimento, segno che Giada sta arrivando spingendo il deambulatore.
A volte penso che la nostra vita sia un po come un imbuto, ti ci mettono dentro dandoti una spinta in modo che tu possa vorticare intorno cominciando dal punto piu’ largo e cominci a girare, girare, girare…. in questo girare ti succede di tutto, la scuola, gli amici con cui giochi, i genitori che ti sgridano o ti lodano, i primi amori, il matrimonio, i figli, i nipoti…, insomma : vivi
Man mano che gli anni passano e le forze per vorticare nel punto piu’ largo si affievoliscono, continui a girare ma sempre piu’ verso il fondo dell’imbuto, e sempre piu’ in fretta , ma così in fretta che senza rendermene conto sono arrivata qui, verso l’uscita, verso quel tubicino stretto ed e’ cosi’ stretto che non permette a tutti quelli che ci arrivano di passare subito cosi’ si formano degli “ ingorghi “.
Questi “ ingorghi “ sono formati da altre persone che aspettano il loro turno per passare, per andare dove non si sa, chissa’ poi se si va da qualche parte o si finisce solamente di esserci.
Quello dove mi trovo adesso e’ uno di quegli ingorghi prima del tubicino.
Le ragazze fanno il possibile per rendere sopportabile la nostra permanenza qui, nonostante siano in poche in rapporto agli ospiti che devono assistere, non fanno mai mancare un sorriso o una parola gentile che ci solleva un po il morale.
Il giorno che sono arrivata, sono passati ormai un paio di mesi, nella camera vicino alla mia c’era una signora che non stava affatto bene, costretta tutto il giorno a letto e a respirare con l’ossigeno, adesso, con l’aiuto delle operatrici, si alza, viene fatta sedere in carrozzina e mangia in salone insieme a noi, anche l’ossigeno le e’ stato tolto.
La mia compagna di tavolo ha finito i suoi biscotti col latte, dice che non si sente tanto bene e che andra’ a coricarsi…
Io rimango ancora un po, magari La signora Giada arriva e facciamo quattro chiacchiere.
Il sole e’ piu’ alto e il tavolo si illumina sempre di piu’, il bicchiere rovesciato crea, sul muro,un riflesso dalla forma allungata che arriva quasi al soffitto.
Sono seduta di spalle alla sala cosi’ non vedo se ci sono altre sedie vuote, forse e’ meglio così.
In fondo c’e’ la televisione, qualcuno degli ospiti non riesce a fare a meno di averla accesa mentre mangia, non la vedo ma mi basta ascoltarla.
Sento che si parla di manager strapagati che si lamentano del loro stipendio di migliaia di euro, chissa’ cosa devono comprarsi con tutti quei soldi, gli farei vedere la stanza dove vivo adesso e che condivido con un’altra ospite : l’armadio, il mio guardaroba composto da 4 o 5 maglie, 4 o 5 pantaloni da tuta, perche’ sono piu’ facili da mettere e togliere col pannolone, un comodino con sopra una bottiglietta d’acqua, un vasetto con dei fiori ormai appassiti, un santino, nel cassetto un pettine e poche monete se voglio prendere un caffe’ alle macchinette.
A questi signori direi di dare un’occhiata a una qualsiasi bara : non ci sono tasche, o di fare un giro in un qualsiasi cimitero e vedere se ci sono banche all’interno.
Non si possiede niente quando si nasce, non si possiede niente quando si muore,
Piu’si arriva vicini alla fine piu’ ci si rende conto che inseguire soldi, potere, che servono solo a scatenare odio e invidie, e’ stata una perdita di tempo, sarebbe meglio passare del tempo con la propria famiglia, gli amici, i figli e i nipoti e avere quel po di soldi che servono per una vita dignitosa.
Il mio tavolo e’ vicino alla cucinetta usata dalle operatrici, le sento parlare.
Stanotte la signora Giada ha avuto una crisi respiratoria “ importante “, l’infermiere e l’operatrice non sono riusciti a stabilizzarla cosi’ e’ stato necessario l’intervento dell’ambulanza per portarla in ospedale.
Si apre la porta e esce una delle ragazze, si avvicina al nostro tavolo, si dirige al posto della signora Giada, prende il bicchiere…. le posate….accartoccia il portatovagliolo di carta….il tovagliolo e li getta nel cestino…..
Osservo le briciole dei biscotti galleggiare nel the, penso che stiamo tornando a casa, niente eravamo prima di nascere, niente torniamo a essere.