Un altro libro si chiude
La Grande Signora si e’ ripresentata senza invito, questa volta sotto forma di una macchia dai contorni non ben definiti nel mio cervello, con un po di fantasia ci si potrebbe vedere una farfalla, in realta’ continua a cambiare forma, sembra una nuvola.
Come quelle che osservo dalla finestra mentre sono sdraiata sul letto dell’ospedale, credo che noi siamo un po come le nuvole, nasciamo, ci trasformiamo, ci uniamo con altre nuvole e da questa unione ne nascono altre che si separano andando per la loro strada oppure continuano insieme.
E’ la seconda volta.
La prima volta ho lottato, ne avevo la forza, e’ stato tanto tempo fa, ne avevo voglia.
Ho seguito le terapie, la chemio e tutto il resto, i mal di testa, il vomito, la stanchezza, il nervosismo che mi faceva litigare con chi mi stava vicino.
Ma sono andata avanti e ne sono uscita.
Adesso e’ piu’ difficile, ci sono gli anni in piu’ e quelli pesano.
E’ cominciata la passerella di vecchi amici e persone che non frequentavo da tempo, sembra che sia doveroso fare visita a una persona che se ne sta andando, forse per potersi dire :
Sono riuscito a vederla ancora viva.
Un po come sollevare al cielo un trofeo.
Amo i fiori e la montagna, la buona cucina e i viaggi, camminare, le compagnie sincere…
La malattia non mi da piu’ la possibilita’ di emozionarmi, un fiore, il panorama di una cima imbiancata, un tramonto… danno tutte la stessa sensazione fredda di qualcosa di colorato e nulla piu’.
E’ triste vedere che cio’ che piu’ amo mi viene tolto, o meglio, cambia cio’ che mi trasmette, ogni giorno che passa diventa tutto piu’ algido, inespressivo.
Spero solo che non succeda con le persone, credo che non potrei sopportarlo, gli amici con cui ho condiviso camminate, scalate, discussioni e cene saranno solo figure indistinte senza un’emozione, una sensazione.
Nella mia stanza ieri e’ morta una signora.
Il personale dell’ospedale ha chiesto che chi poteva muoversi doveva uscire…. perche? perche’ non si puo’ assistere alla “ preparazione” che segue il decesso di una persona, forse perche’ puo’ dare fastidio ? o si pensa che quel fastidio possa velocizzare il decorso della malattia ?
Penso che in alcuni casi siamo noi che scateniamo le nostre malattie, credo sia sufficiente un episodio doloroso, un evento importante che fa “ nascere” dentro di noi quello che ci portera’ alla morte, quindi, nascondere la morte dietro un paravento o fare uscire dalla stanza le persone non “ rallenta “ cio’ che una persona sta vivendo.
E’ strano come nascita e morte possano essere cosi’ vicine, nel mio caso appena due rampe di scale, al piano di sopra c’e’ il reparto dove i bambini vengono alla luce, paragonando la vita a un libro, potrei dire che di sopra i libri si aprono e al piano di sotto si chiudono.
In pratica io e un bambino che nasce viviamo piu’ o meno la stessa situazione: lui nasce e non sa cosa gli succederà, io muoio e non so cosa mi succederà.
Forse e’ proprio vero : si muore per amare la vita.